Attività professionale (legge n° 4/2013) – su appuntamento
La moxibustione o moxa è una pratica antica che sfrutta il potere curativo del calore. È stata impiegata fin da tempi antichissimi per il trattamento di numerose affezioni, è uno dei rimedi naturali più utilizzati dalla medicina popolare cinese, ed è ormai diffusa anche in Occidente. Il suo nome deriva dalle due parole giapponesi Moe (bruciare) e Kusa (erba), questa pratica sfrutta gli stessi canali energetici e punti dell’agopuntura per trattare alcuni squilibri che si manifestano nel corpo. La tecnica si serve di una specie di “sigari” della lunghezza di circa 20 cm, al cui interno vi sono piante officinali essiccate (artemisia) ricoperte da carta di gelso applicata con albume d’uovo. Oppure si utilizzano palline di lana di Artemisia dette “coni”.
L’Artemisia vulgaris (nota anche come artemisia comune o assenzio cinese) è una pianta molto usata e apprezzata dalla medicina tradizionale cinese per le sue proprietà, in natura ne esistono circa 350 specie, come l’assenzio (Artemisia absinthium). Di essa si sfruttano sia le parti aeree che le radici. Queste ultime, in particolare, vengono utilizzate per l’azione sedativa e rilassante che svolgono sul sistema nervoso. Il loro estratto è molto efficace soprattutto nel trattamento degli stati d’ansia, di stress e di stanchezza mentale. Una caratteristica molto importante di questa pianta, che in Oriente è uno degli alimenti salutari che si trova comunemente sulla tavola, è quella di bruciare a una temperatura di circa 600-800 gradi. Bruciando, le foglie di Artemisia rilasciano sostanze che penetrano nella pelle e si diffondono in tutto il corpo. Il calore che si irradia attraverso i canali dei meridiani e dei vasi sanguigni ripristina il flusso energetico e ristabilisce l’equilibrio psico-emotivo.
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese la moxa può essere utile nel trattamento di tutti i disagi che derivano da Freddo, Caldo o Umidità, sia interni che esterni al corpo, soprattutto nelle manifestazioni croniche, ma è molto indicata anche in quelle acute e dolorose, o dove si riscontra stasi di QI e sangue. Come tutte le pratiche tradizionali della MTC la moxa si propone infatti di agire sulla causa che ha scatenato il problema, e intervenendo su quella, piano piano anche il sintomo migliorerà fino a scomparire. Viene utilizzata anche come prevenzione contro stati influenzali, rinforzando le difese immunitarie, o per aumentare l’energia vitale nei periodi di grande stress. Ecco alcuni esempi nei quali è utile un trattamento con la moxa: depurare gli organi; regola la pressione; dolori articolari; dolori a schiena, spalle, collo; infiammazioni dovute a ritenzione e ristagno di liquidi; blocco digestivo; contratture muscolari; ansia; insonnia; mal di testa; raffreddore; sinusite… Un’altra applicazione interessante della moxibustione, ora nota anche in occidente è in ambito ostetrico. In particolare in presenza di parto podalico, infatti è possibile incontrare qualche ostetrica che propone questa tecnica per provare a far ruotare il nascituro evitando così un parto cesareo. Stimolando un punto ben preciso che si trova nel piede della neomamma, si è in grado di favorire in alcuni casi la rotazione del piccolo. Non sempre però la pratica va a buon fine.
L’esperto in moxa, a seconda dei punti da trattare, fa sedere su una sedia o stendere sul futon la persona, accende il sigaro in una delle sue estremità e quando sta bruciando lo avvicina alla pelle. A quel punto l’operatore sceglierà se mantenerlo fermo (a qualche centimetro dalla pelle) oppure se muoverlo in maniera circolare o lineare. In alcuni casi la moxa si può applicare utilizzando delle palline di lana di Artemisia, chiamate “coni”, che vengono fatte bruciare direttamente sulla pelle o, più spesso, separate da essa su preparati di aglio, zenzero o sale. I coni vengono posizionati sopra o nelle vicinanze delle zone da trattare, e poi si fanno bruciare. Non ci si deve spaventare del fatto che si utilizzi “l’erba che brucia” e quindi il calore, il trattamento è assolutamente indolore.
Con entrambe le tecniche si ottiene un rilascio di calore, e in questo modo, oltre a liberare sulla pelle i principi attivi della pianta, viene attivato il processo di riequilibrio. Infatti la caratteristica principale di questa pianta, che in Oriente è uno degli alimenti salutari che si trova comunemente sulla tavola, è di bruciare a una temperatura di circa 600-800 gradi. Bruciando, le foglie di Artemisia rilasciano sostanze che penetrano nella pelle e si diffondono in tutto il corpo. Il calore che si irradia attraverso i canali dei meridiani e dei vasi sanguigni, ripristina il flusso energetico e ristabilisce l’equilibrio psico-emotivo.
Generalmente ogni trattamento viene applicato su pochi punti, gli stessi dei meridiani dell’agopuntura, sui quali l’operatore effettua, a seconda dei casi, un trattamento di dispersione o tonificazione dell’energia. Si tratta di una tecnica che richiede poco tempo, circa 10 minuti. Alla base di questa tecnica, però, vi è un’analisi molto attenta di un esperto che valuterà nello specifico come procedere e in quali punti del corpo intervenire.
La moxibustione è una pratica davvero antica, e spesso si utilizza in combinazione con altre tecniche tipiche della medicina tradizionale cinese. Successi si sono registrati anche dove altri trattamenti hanno fallito.